Der Student von Prag (Lo studente di Praga, 1913)

Stellan Rye (e Paul Wegener)

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SINOSSI: Balduin, uno studente sempre al verde, si innamora della ricca contessa Margit. Pur di avere la possibilità di amarla, lo studente accetta la proposta del dottor Scapinelli che, in cambio di 100.000 fiorini d’oro, è disposto a comprare la sua immagine riflessa in uno specchio. Ma, una volta diventato ricco, per Balduin si apre un abisso di perdizione, in quanto il suo doppio inizia a perseguitarlo sino a rendere impossibile il suo corteggiamento alla contessa. Deciso a porre fine a tutto ciò, Balduin spara all’ennesima apparizione della sua immagine, finendo però per uccidere anche se stesso.

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Uno dei primi film horror della storia del cinema, in 4 atti, recentemente restaurato e riportato alla sua durata originaria di 85’ (mancano soltanto 2 minuti di girato) e accompagnato dalla splendida partitura del compositore Josef Weiss (allievo di Franz Liszt e Robert Volkmann). A inizio film, ogni protagonista è presentato mediante un tableau vivant e, uno dopo l’altro, si susseguono scanditi dall’apertura/chiusura di un sipario teatrale. Nella prima ripresa un contrariato Balduin, rimasto al verde, è seduto al tavolino di una taverna, all’aperto, in primo piano; alle sue spalle c’è tutto un mondo che si anima e muove: amici che cercano di parlargli, studenti che ballano e che lui scaccia via, carrozze che arrivano e ripartono. Finché da una di queste scende un vecchio che va a sedersi accanto a lui. Si tratta del mefistofelico Scapinelli che, più avanti, offrirà al giovane la somma di 100.000 fiorini in cambio della propria immagine riflessa nello specchio.

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L’ispirazione del film proviene dal poema di Alfred Musset La nuit de décembre (1835), e precisamente dalla sezione finale, La vision, citata esplicitamente («Io non sono né dio né demone / E tu mi ha chiamato con il mio nome / Quando mi hai chiamato tuo fratello; / Dovunque tu andrai, io ci sarò sempre, / Fino all’ultimo dei tuoi giorni, / Quando siederò sulla tua lapide»). La conclusione del film è esattamente la traduzione per immagini degli ultimi versi. C’è poi il celebre racconto di Edgar Allan Poe, William Wilson (1839), che fu di ispirazione per molti altri film a venire. Altre fonti sono due opere romantiche: il romanzo Peter Schlemihl (1814), di Adalbert von Chamisso, in cui un giovane povero, in cambio della sua ombra, ottiene una borsa d’oro dalle monete inesauribili, e il racconto Le avventure della notte di San Silvestro (1818), di E.T.A. Hoffmann, soprattutto per quanto concerne la prospettiva demoniaca dell’immagine riflessa in uno specchio (la cui assenza era ritenuta anche una delle caratteristiche dei vampiri).

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Come ha scritto Lotte Eisner:

Con Lo studente di Praga, i tedeschi hanno subito avuto modo di capire che il cinema poteva diventare l’elemento di espressione per eccellenza della loro angoscia romantica, e che poteva permettere di rendere il clima fantastico di visioni vaghe che svaniscono nella profondità infinita dello schermo, spazio irreale che sfugge al tempo. [1]

E Paul Wegener fu non solo fra i primi a comprendere a fondo questa possibilità che il cinema offriva di farsi arte a sé, trovando la propria autonomia espressiva rispetto ai condizionamenti del teatro e della letteratura, ma fu anche fra i primi a metterlo in atto con cognizione di causa, in questo film e poi in Der Golem (Il golem, 1915), che interpretò e diresse insieme a Henrik Galeen e purtroppo andato perduto (ci è pervenuta però la versione “prequel” del 1920, Der Golem, wie er in die Welt kam (Il Golem – Come venne al mondo, 1920), sempre ad opera di Wegener, coadiuvato da Carl Boese). Ed è grazie a questa consapevolezza dei suoi autori che Der Student von Prag può oggi essere considerato il capostipite di gran parte di quegli elementi tematici e stilistici che, a partire da Das Cabinet des Dr. Caligari (Il gabinetto del dottor Caligari, 1920) di Wiene, sono tuttora identificati come identificativi del cinema tedesco degli anni Venti.

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Patto faustiano e tema del doppio o del sosia – doppelgänger, una figura molto presente nel folklore tedesco, incarnazione del perturbante freudiano – s’incrociano in questo film visionario e seminale, realmente pensato per immagini (poche e scarne le didascalie), come dimostrano la splendida ambientazione praghese – alcune riprese vennero fatte all’interno del complesso del Castello di Praga – l’uso della profondità di campo e le apparizioni del sosia, realizzate mediante eccellenti sovrimpressioni. La perfetta riuscita di questa tecnica, in particolare, è frutto degli sforzi congiunti di Paul Wegener e di Guido Seeber, tecnico e direttore della fotografia presso la Bioscop, considerato uno dei padri degli effetti speciali nel cinema. Wegener, a sua volta interessato alla fotografia e ai suoi trucchi, ebbe a dire: «Mi resi conto che la tecnica fotografica avrebbe determinato il destino del cinema. La luce, l’oscurità assumono nel cinema il ruolo del ritmo e della cadenza nella musica»[2]. Due anni dopo, i due collaboreranno ancora insieme sul set del già citato Der Golem.

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Eccelsa la doppia interpretazione di Wegener, attore di formazione teatrale, «il cui viso dai tratti mongoli tradiva le strane visioni che lo ossessionavano. Dal suo desiderio di riprodurre sullo schermo queste visioni nacquero film che costituirono autentiche innovazioni»[3]. Qui Wegener è anche co-regista, anche se la paternità del film, ancora di incerta attribuzione, viene generalmente attribuita al regista di origini danesi Stellan Rye, morto in guerra a trentaquattro anni appena un anno dopo la realizzazione del film, e del quale ancora oggi si sa molto poco (secondo altre fonti, invece, la regia sarebbe da attribuire all’autore della sceneggiatura, Hanns Heinz-Ewers, mentre Rye avrebbe fatto solo da assistente alla regia). Wegener, sposato con l’attrice ceca Lyda Salmonova – che qui compare nel ruolo un po’ anodino della zingara – divenne uno dei più grandi e richiesti attori tedeschi, anche oltreoceano, e la sua immagine rimarrà legata sempre a personaggi mostruosi o folli o comunque oscuri.

Vittorio Renzi (12 novembre 2015)

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Der Student von Prag (Lo studente di Praga)

[A Bargain With Satan]

Germania, 1913

regia: Stellan Rye [e Paul Wegener e/o Hanns Heinz Ewers]

soggetto: poema La nuit de dicembre di Alfre de Musset
e racconto William Wilson, di E.A. Poe

sceneggiatura: Hanns Heinz-Ewers, Paul Wegener e Stellan Rye

fotografia: Guido Seeber

musica: Josef Weiss

scenografia e costumi: Robert A. Dietrich, Klaus Richter

produzione: Deutsche Bioscop GmbH

cast: Paul Wegener (Balduin), Grete Berger (contessa Margit von Schwarzenberg), John Gottowt (Scapinelli), Lyda Salmonova (Lyduschka,
la zingara), Lothar Körner (conte von Schwarzenberg),
Fritz Weidemann (barone Waldis-Schwarzenberg)

lunghezza: 5 rulli, 1.468 o 1.538 metri

durata:  85′

première: Berlino, 22 agosto 1913

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[1] Lotte H. Eisner, Lo schermo demoniaco, Roma, Editori Riuniti, 1991 [1952], p. 48.
[2] Ibidem.
[3] Siegfried Kracauer, Da Caligari a Hitler. Una storia psicologica del cinema tedesco, Torino, Lindau, 2001 [1954], p. 75.

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