Bardelys the Magnificent (Bardelys il magnifico, 1926)

King Vidor

Bardelys the Magnificent

SINOSSI: Bardelys, grande amico del re e famoso seduttore, viene sfidato dal suo rivale Chatellerault a chiedere la mano della bellissima Roxalanne de Lavedan, appartenente a una famiglia di oppositori di Luigi XIII. Mentre si reca con la sua scorta in provincia, Bardelys incontra un uomo ferito a morte che gli affida alcuni documenti e dei gioielli appartenenti alla sua amata. Bardelys promette al moribondo di ritrovarla ma, mentre si trova in una locanda, viene scambiato per lo sconosciuto dai soldati del re che cercano di arrestarlo. Bardelys fugge, trovando rifugio al castello dei de Lavedan, dove Roxalanne lo nasconde in camera sua. Bardelys si impossessa dell’identità del morto, anche lui appartenente alla Fronda, per entrare nelle grazie di Roxalanne. I due si innamorano. Ma uno spasimante della giovane, per gelosia, accusa Bardelys di essere promesso a un’altra donna. Roxalanne, furibonda, lo denuncia ai soldati e Bardelys viene arrestato e Chatellerault nega di averlo mai conosciuto e promette a Roxalanne, pentita di averlo denunciato, la salvezza di Bardelys se lei acconsentirà a sposarlo. Roxalanne accetta, ma Chatellerault non rispetta i patti. Nel frattempo, condotto al patibolo, Bardelys sfugge al boia e l’arrivo del re lo trae definitivamente in salvo. Si batte quindi in duello con Chatellerault e lo uccide. Roxalanne ora è finalmente sua.

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Questo ottimo mix fra film avventuroso e commedia romantica in costume fu considerato perduto per lungo tempo: dieci anni dopo la sua uscita, infatti, la M.G.M. scelse di non rinnovare il contratto con Rafael Sabatini, dal cui romanzo il film era tratto, e ne distrusse i negativi. Una copia, priva del solo terzo rullo, fu ritrovata in Francia e restaurata nel 2006. Le scene mancanti sono state sostituite con delle foto di scena e cartelli che descrivono l’azione. Si tratta del segmento in cui Bardelys si avventura verso il castello dei de Lavedan per sedurre la bella Roxalanne. Di questa parte sopravvive solo una breve ripresa in movimento di Bardelys al galoppo mentre fugge dai soldati del re.

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Il film narra dunque la classica storia di uno scanzonato e cinico Casanova nella Francia del Seicento, prima “punito” e poi redento dall’amore per una donna bella e virtuosa, per la quale, come lui stesso ammette alla fine, stava per perdere (letteralmente) la testa. Ma il film è realizzato con un gusto e un’abilità tali da renderlo ancora oggi degno di essere visto. Nella scena in cui Bardelys cade dal balcone della sua futura amata, l’attore è ripreso con un piano ravvicinato, mentre una rapida carrellata verso l’alto simula la caduta (in realtà l’attore è già in terra, in piedi, e si limita a cadere da fermo). Verso la conclusione del film, altre due riprese in plongée molto simili: la prima, immobile, riprende Bardelys mentre respinge con la spada una serie di lance che spuntano da ogni parte per trafiggerlo; la seconda, in movimento, per ben due volte lo ritrae mentre, aggrappato a un panneggio come fosse una liana, si attraversa in volo la corte del castello. E tutta la parte della fuga dal patibolo, virtuosistica e rocambolesca, sembra riecheggiare le peripezie di Douglas Fairbanks in The Thief of Baghdad (Il ladro di Bagdad, 1924), di Raoul Walsh, uscito due anni prima.

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Non solo la perizia tecnica, ma il ritmo e lo humor sono quelli dei grandi classici di Hollywood, di cui King Vidor era già uno dei rappresentanti migliori. Nonché le virate romantiche, nelle quali il regista si rivela ancora una volta un maestro di lirismo e sensualità: basti citare la scena della gita in barca, con le fronde dei salici che sembrano accarezzare i volti ora di lui, ora di lei, come a suggerire le carezze che i due innamorati ancora non osano scambiarsi; o ancora meglio, come se si togliessero gli indumenti, ad uno ad uno, man mano che la barca avanza e le fronde restano indietro e poi scompaiono[1]. Il resto lo fa la grande alchimia fra i due attori, entrambi bellissimi. Ma non sarà Eleanor Boardman a formare, insieme a Gilbert, una delle prime, celebri e celebrate coppie di divi del cinema.

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John Gilbert, erede di Rodolfo Valentino sul trono del seduttore e dell’amante fatale, punta di diamante della MGM, sposato e divorziato per tre volte, ebbe di lì a poco una relazione (se di vera relazione, poi, si è trattato) con Greta Garbo, che rifiutò la sua proposta di matrimonio, ma accanto alla quale raggiunse l’apice della sua carriera in Flesh and the Devil (La carne e il diavolo, 1926), Love (Anna Karenina, 1927), A Woman of Affairs (Il destino, 1928), fino al sonoro Queen Christina (La regina Cristina, 1933). Questo fu anche il suo penultimo film, dato che il timbro acuto e stridente della sua voce deluse il grande pubblico e dopo una dozzina di film sonori, Gilbert sparì dagli schermi. La crisi del ’29 lo aveva inoltre rovinato. Morì alcolizzato e solo a 38 anni.

Neanche la bella Eleanor Boardman sopravvisse di molto alla fine del cinema muto, ma solo come attrice, dato che morì molto più tardi, alla tenera età di 93 anni e con una quarantina di film all’attivo, di cui ben 7 diretti da King Vidor. Proprio nell’anno di Bardelys, loro quarto film insieme, nel 1926, il regista e la sua musa si sposarono. Due anni dopo, la Boardman si ritroverà su un altro set di King Vidor, stavolta per un vero capolavoro, The Crowd (La folla, 1928).

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Il cattivo di turno, Chatellerault, è interpretato degnamente da Roy D’Arcy, che l’anno precedente era stato l’antagonista di Gilbert in The Merry Widow (La vedova allegra, 1925) di Erich Von Stroheim. Nel film compare anche un diciannovenne e ancora sconosciuto John Wayne, nel ruolo secondario di una guardia del re.

Vittorio Renzi (25 settembre, 2015)

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Bardelys the Magnificent (Bardelys il magnifico)

Usa, 1926

regia: King Vidor

soggetto: romanzo omonimo di Rafael Sabatini

sceneggiatura: Dorothy Farnum [e King Vidor]

fotografia: William H. Daniels

montaggio: Conrad Nervig

musica: William Axt

scenografia: James Basevi, Cedric Gibbons [e Richard Day]

costumi: André-ani [e Lucia Coulter]

produzione: Metro-Goldwyn-Mayer (MGM)

cast: John Gilbert (marchese Christian de Bardelys), Eleanor Boardman (Roxalanne de Lavedan), Roy D’Arcy (conte di Chatellerault), Lionel Belmore (visconte di Lavedan), Emily Fitzroy (viscontessa di Lavedan), George K. Arthur (cavaliere di Saint Eustache), Arthur Lubin (re Luigi XIII), Theodore von Eltz (René de Lesperon), Karl Dane (Rodenard), Edward Connelly (cardinale Richelieu), Fred Malatesta (Castelrous), John T. Murray (Lafosse),
Emile Chautard (Anatol), John Wayne (guardia)

lunghezza: 9 rulli, 8536 piedi

durata: 90’

première: Los Angeles, 30 settembre 1926

data di uscita: 21 novembre 1926

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[1] La sequenza è stata poi omaggiata in un film sonoro di pochi anni dopo, Redemption (Redenzione, Fred Niblo, 1930): a poco più di dieci minuti dall’inizio del film, John Gilbert ed Eleanor Boardman si ritrovano nuovamente insieme sul fondo di una barca. Si tratta però di una scena molto veloce, un’aperta citazione di pochi secondi che non sembra neanche voler provare a replicare la magia di quella originale.

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