Balletdanserinden (The Ballet Dancer, 1911)

August Blom

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Nel breve periodo considerato l’età dell’oro del cinema danese (1910-1914), il regista più importante presso la prima grande casa di produzione danese, la Nordisk di Ole Olsen, era August Blom. In quel quinquennio, Blom girò poco meno di novanta film (dei quali oggi non rimangono che un pugno di titoli e qualche frammento) specializzandosi in adattamenti letterari e melodrammi, due dei generi di punta della Nordisk, ma nel 1913 diresse anche uno dei primi “kolossal” della storia del cinema, Atlantis (Atlantide, 1913), in otto bobine, per la durata di due ore circa, e tutto questo mentre Griffith lottava con i dirigenti della Biograph per poter girare film di due o tre bobine. In Balletdanserinden furono scritturati i due attori danesi di punta: Asta Nielsen, lanciata nel firmamento dal torbido ed eroticissimo Afgrunden (L’abisso, 1910) di Urban Gad, e Valdemar Psilander, che raggiunse la fama proprio grazie a Blom e al suo grande successo Ved fængslets port (Le tentazioni di una grande città, 1911). La Nielsen e Psilander avevano già recitato insieme quello stesso anno in Den sorte drøm (Il sogno nero, 1911) di Gad.

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Rispetto a tutti questi titoli, Balletdanserinden è un mediocre dramma borghese piuttosto convenzionale e insipido, sicuramente il meno interessante dei quattro film interpretati da Asta Nielsen in Danimarca, prima di trasferirsi in Germania. E tuttavia è un’ulteriore occasione per vedere l’ennesima prova di quella che fu la prima grande attrice su celluloide della storia, colei che condusse la recitazione cinematografica nella modernità. Un altro aspetto apprezzabile è poi la scelta degli ambienti, che è piuttosto varia: si passa dagli interni raffiguranti il palcoscenico del teatro, l’appartamento di Camille e Jean, lo studio di Paul, la casa dei genitori di Paul, agli esterni del parco, del bosco, della strada antistante il teatro o il palazzo in cui vivono i due coniugi, del giardino della clinica. Specchi, dipinti, tende e quinte di teatro vengono poi utilizzate con grande mestiere per arricchire la composizione dell’immagine.

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La studentessa di teatro Camille Flavier (Asta Nielsen) fa la conoscenza del giovane drammaturgo Jean Mayol (Johannes Poulsen) e lo prega di affidarle il ruolo da protagonista nel suo dramma. Una sera, essendosi ammalata la prima attrice, Camille viene chiamata a sostituirla. Nella scena finale del dramma, Camille uccide un uomo, proprio come la stessa Nielsen faceva nel finale di Afgrunden (solo che qui lo fa a mani nude, strangolandolo!). La scena in questione è ripresa da dietro le quinte, di lato, con la macchina da presa alle spalle di Mayol/Poulsen, operando un discreto lavoro sulla profondità di campo e sulla frammentazione del quadro. La meravigliosa naturalezza che caratterizza l’interpretazione di Asta Nielsen, una qualità decisamente moderna e di rottura per l’epoca, si può qui apprezzare nella scena che si svolge nel bar all’aperto, che sembra quasi una scena rubata per la strada.

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Camille e Jean, che ora presumibilmente sono sposati (la copia che ho visionato è mutila di diversi minuti), stanno bevendo un bicchiere a un tavolo e in quel mentre sopraggiunge Paul Rich (Valdemar Psilander) un pittore e amico di Jean. Paul chiede alla donna di fargli da modella e Jean accompagna più che volentieri la moglie dall’amico, dato che in questo modo può raggiungere indisturbato la sua amante, Yvette (Karen Lund), in un bosco. Ma Camille, che già ha dei sospetti, ne ottiene la conferma spiando di nascosto i due che si credono soli in casa.
Più tardi, durante una cena in casa dei Simon, Camille viene invitata a recitare qualcosa. La donna si accinge ad adempire all’invito, quando compare Jean accompagnato da Yvette. La recita di Camille si trasforma allora in una scenata isterica e Paul la scorta fuori dalla casa e la conduce nel suo studio. La donna è in uno stato pietoso, perciò il pittore la invita a passare lì la notte. Anche quando ribolle d’ira o di dolore, o si sente mancare, Asta compie dei gesti che non sono mai declamatori, “illustrativi”, ma sempre amministrati con misura ed equilibrio, sempre rispondenti a una logica interiore del personaggio del tutto unica in quegli anni.

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Come avviene in quasi tutti gli altri film danesi (ed europei, in generale) del periodo, il montaggio è usato solo per collegare fra loro singoli quadri autonomi, mentre piani ravvicinati e movimenti di macchina sono praticamente assenti. Spesso i tentativi di articolare un montaggio alternato sono ancora maldestri. Ne abbiamo qui una prova nella scena in cui Camille è sul pianerottolo davanti alla porta di casa mentre, all’interno, Paul e Yvette, si stanno baciando: dopo una prima inquadratura che raffigura appunto Camille che suona il campanello, la seconda inquadratura mostra i due amanti ancora nell’atto di baciarsi e solo dopo qualche secondo si staccano dando mostra di aver sentito suonare alla porta. La stessa alternanza è ripetuta poi diverse volte, con Camille che bussa alla porta e i due amanti che non sanno cosa fare. Ma Camille, dopo averli denunciati al marito di Yvette, ora ci ha ripensato ed è lì per aiutarli: il marito di Yvette sta arrivando ed è intenzionato a ucciderli. Per tentare di salvarla, Camille scambia il cappotto con lei, un gesto del tutto inutile, dal momento che alla fine Simon spara comunque alla moglie e poi si toglie la vita. Camille si ammala per il senso di colpa di aver causato la morte dei due coniugi. Ad aspettarla, quando esce dalla clinica, ci sono sia il marito che Paul, ma Camille, senza esitazioni, sceglie Paul.

Vittorio Renzi (8 gennaio 2017)

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Balletdanserinden (The Ballet Dancer)

[t.l. La ballerina]

Danimarca, 1911

regia: August Blom

sceneggiatura: Alfred Kjerulf

fotografia: Axel Graatkjær

produzione: Ole Olsen, per Nordisk Film

cast: Asta Nielsen (Camille Flavier), Valdemar Psilander (Paul Rich), Johannes Poulsen (Jean Mayol), Valdemar Møller (Simon), Karen Lund (sua moglie), Emilie Sannom

lunghezza: 3 rulli, 800 metri

durata:  45’

première: 16 novembre 1911

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