College (Tuo per sempre, 1927)

James W. Horne, Buster Keaton

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SINOSSI: California del sud: giunto a scuola sotto una pioggia torrenziale, accompagnato dalla madre, Ronald si diploma come studente più brillante della scuola. Nel suo discorso, Ronald parla di come i libri siano più importanti di atletica. Al momento di scegliere il college, Ronald decide di seguire a Clayton la corteggiatissima Mary. Sperando di impressionarla, Ronald sperimenta tutti i tipi di sport: dal baseball alle varie discipline dell’atletica leggera, ma si dimostra totalmente inetto. Allo stesso tempo, egli tenta di lavorare barista, ma ancora una volta con esiti disastrosi. Finalmente viene assegnato come timoniere a una squadra di canottaggio. Prima di una gara, i suoi colleghi tentano di metterlo fuori gioco con del sonnifero in una bevanda, ma a berla è un altro compagno di squadra. Alla gara, Ronald, in modo del tutto casuale, riesce a far vincere la sua squadra. Mary inizia a interessarsi a Ronald, ma il suo più grande rivale, il robusto Jeff, la rapisce e la conduce nella stanza di Ronald, in modo che venga cacciato dal college. Ma Ronald la libera e caccia via l’odioso rivale. Ronald e Mary si sposano.

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College è la penultima produzione indipendente di Buster Keaton (l’ultima sarà Steamboat Bill Jr. – Io… e il ciclone, 1928), che si lasciò poi convincere dal suo produttore e amico di lunga data Joseph M. Schenck a vendere i suoi studios e a passare sotto l’egida della M.G.M., che già aveva iniziato a distribuire alcuni dei suoi lavori. Come ammise amaramente in seguito, quello fu l’errore più grande della sua vita che portò la sua carriera a un rapido declino, complice anche il passaggio dal muto al sonoro che mise in crisi un po’ tutto il genere comico. Già ai tempi di College, le ingerenze dall’alto si facevano sentire, dato che gli studios vedevano sempre più di cattivo occhio gli artisti indipendenti e Keaton si ritrovò a lavorare con uno sceneggiatore e gag-man che non apprezzava affatto e con regista giovane, che sarebbe poi divenuto il regista abituale della coppia Laurel-Hardy. Tuttavia, pur non essendo neanche più accreditato alla regia, Keaton sostenne in seguito che anche in quell’occasione aveva fatto praticamente tutto da solo.

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La prima parte di College, quella del diploma di Ronald/Buster, è tutta una sequela di gag basate sulla pioggia, l’ombrello e i vestiti che si rimpiccioliscono addosso. Ma il momento culminante, quasi un cortometraggio all’interno del film, è quando Buster, per pagarsi il college, si improvvisa barman, con risultati disastrosi e paradossali (riesce nelle acrobazie da barista, ma sempre con effetto traslato: l’uovo non finisce mai nel bicchiere a cui mirava, ma comunque in un altro; un altro bicchiere che lui vorrebbe prendere al volo va in frantumi, ma se ne ritrova inaspettatamente in mano un altro, e così via). La comicità diventa invece più prevedibile, perdendo anche di ritmo e mordente, nella lunga sequenza centrale in cui Buster, secchione ma totalmente imbranato nello sport, si cimenta prima nel baseball, poi nelle varie discipline di atletica: corsa, corsa ad ostacoli, salto in alto e in lungo, lancio del peso, del disco, del giavellotto, etc. La stessa scena della gara di canottaggio, che dovrebbe rappresentare l’apice comico del film, al di là della trovata del “timone umano”, non offre molti spunti di originalità. La sensazione è che il suo personaggio e il film veleggino più dalle parti dell’universo di Harold Lloyd e di The Freshman (Viva lo sport, 1925), in cui il giovanotto occhialuto e ottimista è disposto a qualsiasi cosa per conquistare in un sol colpo l’accettazione sociale e l’amore della sua ragazza. Inoltre, se alcune gag sono certamente divertenti, l’insieme, più eterogeneo che in altri lungometraggi, dà l’impressione che manchi un filo che le leghi e le giustifichi.

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Quello che manca è l’impronta personale e riconoscibile del personaggio di Keaton, la sua capacità di compiere, sempre con la medesima imperturbabilità, qualunque impresa e si tratta quasi sempre di imprese piuttosto straordinarie, che coinvolgono treni o altri veicoli, qualcosa certo di assai più complesso e movimentato che non la sequela di varie prove sportive. Di conseguenza, anche quello sperimentalismo prettamente cinematografico, sempre osato da Keaton in precedenza, qui si riduce sostanzialmente a ben poco, come nella scena in cui alcuni ragazzi lo fanno rimbalzare su un telone, su fino alla finestra di una donna in deshabillé, fin quando lui non apre l’ombrello e la sua discesa si rallenta (tramite ovviamente l’uso del ralenti):

Visivamente, il film non può che soffrire dell’assenza di quel materiale familiare, nonostante i tocchi personali non manchino nelle scene sportive in cui ritroviamo alcuni elementi essenziali della messa in scena keatoniana: il movimento, lo spazio e l’iscrizione dell’uno nell’altro.[1]

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Un altro tocco keatoniano, nel segno del bizzarro e della malinconia, si ritrova alla fine del film, in cui Ronald e Maria, dopo il matrimonio, sono mostrati prima come una coppia di mezza età, poi anziani e infine tramite le loro tombe, l’una vicina all’altra: ovvero come prendere un happy end e mettere l’accento sulla parola end. In mancanza d’altro, bastano tocchi come questo per prendere quanto meno le distanze dal tipico ottimismo senza ombre di un Lloyd.

Vittorio Renzi (1 ottobre 2015)

College 05

College (Tuo per sempre)

Usa, 1927

regia: James W. Horne [e Buster Keaton]

sceneggiatura: Carl Harbaugh, Brian Foy

fotografia: Devereaux Jennings, Bert Haines

produzione: Joseph M. Schenck, per Buster Keaton Productions

cast: Buster Keatonv (Ronald), Anne Cornwall (Mary), Florence Turner (la madre di Ronald), Harold Goodwin (il rivale), Snitz Edwards (il preside), Carl Harbaugh (allenatore), Sam Crawford (allenatore di baseball), Flora Bramley (amica di Mary), Grant Withers

lunghezza: 6 rulli, 5916 piedi

durata: 66’

data di uscita: 9 settembre 1927


[1] Jean-Pierre Coursodon, Buster Keaton, Parigi, Atlas/Lherminier, 1986, p. 142.

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