Aloha Wanderwell, esploratrice di mondi

Considerata la prima donna ad aver girato il mondo (43 paesi e 4 continenti[1]), Aloha Wanderwell – all’anagrafe Idris Galcia Hall – è una personalità sui generis sconosciuta tra le donne che hanno costellato il cinema delle origini.

La passione di Idris per il viaggio e la scoperta inizia a manifestarsi sin dalla tenera età. Nel saggio di riferimento Aloha Wanderwell: the border-smashing, record-setting life of the world’s youngest explorer (2016) di Christian Fink-JensenRandolph Eustace-Walden si legge: «Most of her days were spent playing alone in her bedroom while the older cousins enjoyed the run of the house. By the time she was five, Idris had firmly associated the word “home” with separation. Travel, on the other hand, meant exciting times with the people she loved best. Travel brought treats and adventures and Daddy reading tales of Peter Rabbit. As far as Idris was concerned, they could keep on sailing forever»[2]. Idris era una bambina vivace, ribelle. Anche quando la sua educazione venne affidata al convento francese Monastère des Bénèdictiones, Religieuses Françaises, dove vigevano costrizioni rigide e punizioni a chi vi disobbediva, Idris non rinunciò al suo spirito avventuroso e alle storie di fantasia che sin da bambina le tenevano compagnia: «For Idris, the hair-raising adventure stories were inspirational. Before long, she was scrawling her own variations in a book she called her “fantasy journal.” There were tales of stormy sea adventures, of young girls overcoming despotic nuns, of true love threatened by blackmail, and of lovers separated by natural disasters and cruel parents. […] Idris shared her stories with some of the more wayward girls of the cloister. On free afternoons, during hikes along the gentle River Lys, Idris and friends would stop in the shade of ancient oaks to perform impromptu dramas based on her scripts»[3]. Col passare del tempo Idris si stufò del collegio e delle regole ferree che le suore le imponevano: «Her face had thinned and lengthened, revealing strong cheekbones, large, deep-set eyes, and full lips. The biggest change, however, was in her attitude. Idris had always been a high-energy child and boarding school had proved an intolerable prison of starched collars and chalkboards. The only thing that had made her dull life bearable was the cinema»[4]. Difatti in questi anni Mary Pickford divenne la sua fonte d’ispirazione: «in 1919 no one was more glamorous, more adventurous, or more famous than Canadian actress. Idris became obsessed with Pickford’s persona, copying her spunky style, her bravado, and her disregard for authority»[5].

Il 1922 fu un anno importante nella vita di Idris, grazie ad un annuncio di giornale del Capitano Walter Wanderwell da cui tutto ebbe inizio:

Aloha entrò a far parte del team dell’organizzazione Work Around the World Educational Club (WAWEC) fondata dal Capitano Wanderwell (detto ‘Cap’ e il cui vero nome era Valerian Pieczynski), il quale era a capo della spedizione intorno al mondo iniziata in quell’anno – fu in vista della spedizione che Idris cambiò il suo nome in uno più esotico, Aloha Wanderwell appunto: un nome ispirato alla danza hawaiana che a Idris piaceva molto –. «”Our crews may change with the countries,”», disse il capitano alla madre di Idris, “or sign on for limited periods, but I do need a permanent member to feature in the picture I’m producing who will appear on stage with the film. I think your daughter has the right spirit and good health to be a success”»[6]. Fu qui che Aloha iniziò a sperimentare diversi lavori: si cimentò nella meccanica e nell’automobilismo, guidando la Ford Model T, poi si approcciò alla macchina da presa – occupandosi principalmente del montaggio –, al ruolo di attrice, alla fotografia. Aloha era desiderosa di accrescere le sue competenze, svolgendo quanti più lavori possibile: «I found myself with multitudinous duties but it was the chance to learn, to make myself indispensible […] Omnia mea, mecum porto — everything I own I carry with me. Aboard this piece of scrap iron I was to build my golden memories»[7].

Quello che resta

La filmografia di Aloha è davvero corposa – ricordiamo River of Death, Cape to Cairo, Last of the Bororos – Brazil, Flight to the Stone Age, With Car and Camera around the World, Australia Now, Victory in the Pacific, My Hawaii, Magic of Mexico, To See the World by Car, India Now, Explorers of the Purple Sage – sebbene ci rimangano solo pochi scampoli, pellicole 16mm e 35mm che documentano i viaggi e le avventure di Aloha intorno al mondo dal 1922 al 1930 preservate dalla Academy Film Archive e da Library of Congress. Aloha utilizza il documentario come strumento di studio, ricerca e costituzione di culture e identità sconosciute e lontane. Inoltre per Aloha, definita “the Amelia Earhart of the open road”, viaggiare e filmare servono a questo: condividere esperienze significative con persone di culture diverse: «Our cameras were out filming the people at art centres, exquisite parks, palaces. I had longed to see the Goddess of Mercy Temple, one thousand and one hand-carved gilded statues, and to know their admirers»[8]. Osservando il materiale found footage sopravvissuto[9], si può notare come Aloha sia costantemente presente in tutte le sue immagini: il suo cinema non registra e documenta in maniera impersonale, creando una distanza tra la macchina da presa e il profilmico, bensì esso intende mostrare il coinvolgimento diretto di Aloha nelle vicende che sta filmando.

In esergo si alludeva al fatto che il nome di Aloha Wanderwell sia stato risucchiato dall’oblio della dimenticanza, complice il difficile reperimento in rete di documenti a riguardo e anche l’assenza di una biografia ufficiale – ne sono state rintracciate ben sei. Il libro più volte citato in questo scritto, Aloha Wanderwell: the border-smashing, record-setting life of the world’s youngest explorer di Christian Fink-Jensen e Randolph Eustace-Walden, al momento pare essere la fonte ufficiale della vita di viaggi ed esplorazioni di Aloha – importante anche l’autobiografia Call To Adventure! (1939) –: i due studiosi hanno impiegato dieci anni di ricerca negli archivi di più di dodici città in tutto il mondo. Hanno raccolto pagine di diario, fotografie di famiglia, documenti storici, mappe, film, registrazioni audio rinvenuti all’interno di musei, collezioni universitarie e nei depositi della Library of Congress, del Smithsonian Institution e del National Archives at College Park. Inoltre, hanno presentato richieste all’ American Freedom of Information Act (FOIA) e al Canadian Access to Information Act (ATI) per accedere a materiale ancora inesplorato.

La stessa Aloha ha lottato contro il tempo e la memoria, temendo che la sua storia e le sue avventure con il Capitano Wanderwell venissero presto dimenticate: così ha sempre continuato ad annotare e registrare tutto il materiale che aveva raccolto nel tempo, cercando di promuoverli (seppur con scarso successo) attraverso archivi cinematografici e storici.

Martina Mele


[1] https://www.alohawanderwell.com/travels/

[2] Christian Fink-JensenRandolph Eustace-Walden, Aloha Wanderwell: the border-smashing, record-setting life of the world’s youngest explorer (2016).

[3] Ibidem.

[4] Ibidem.

[5] Ibidem.

[6] Ibidem.

[7] Ibidem.

[8] Ibidem.

[9] https://www.alohawanderwell.com/movies/

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