Holger-Madsen
SINOSSI: Durante una predica alla gente del villaggio, il giovane Billy Sanders schernisce il predicatore John Redmond, dichiarando davanti a tutti che quell’uomo è stato in galera. Billy è una testa calda e frequenta cattive compagnie. Billy e la sua ragazza, Nelly, che cerca di farlo ragionare, litigano in una taverna al porto in cui si trova a passare proprio Redmond, il quale protegge la ragazza dal violento scoppio d’ira del suo fidanzato. Più tardi, il robusto Charly, detto “Pugno di ferro”, cerca di reclutare di prepotenza Billy per una rapina in banca, ma il ragazzo fugge, inseguito da Charly e la sua banda e viene salvato dal predicatore, che si vede costretto a usare le mani. Redmond porta Billy a casa sua, il ragazzo lo implora di farlo diventare un uomo buono e allora il predicatore gli racconta la storia della sua vita. Molti anni prima, Redmond era un giovane ricco, affascinato da una seducente ragazza mondana e gelosissimo degli altri suoi amanti. Durante uno scontro con uno di loro, questi aveva estratto una pistola e un proiettile vagante aveva ucciso la donna. Ma la colpa dell’omicidio era ricaduta su Redmond. Condannato a molti anni di prigione, si era pentito, aveva trovato la fede e aveva perdonato l’antico rivale che lo aveva incastrato. Tornato a casa, aveva abbracciato la madre oramai anziana un istante prima che morisse. Ispirato da questa storia, Billy è pieno di rimorso e lui e Redmond riescono a salvare Nelly dal suicidio. Ed è proprio Redmond ad unirli in matrimonio.
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Quello di Holger-Madsen è un nome oggi semisconosciuto ai più, ma si tratta di uno dei maggiori registi danesi, e tra i primi registi europei a interessarsi ai movimenti di macchina e a un uso più complesso del montaggio, seppure ancora rudimentale rispetto ai progressi fatti dai registi americani in quegli stessi anni. Laddove, per quanto riguarda l’illuminazione, furono invece proprio i danesi a fare scuola, sperimentando per primi il chiaroscuri e i giochi di luce. Ne vediamo un esempio nella scena successiva in cui Redmond, tornato a casa, si muove in un ambiente semibuio, ove la luce penetra attraverso una finestra che dà sul porto. Ancora, nella scena immediatamente seguente, abbiamo un ottimo esempio di uso della profondità di campo, altro espediente che i registi danesi, provenienti per lo più dal teatro realista, usavano spesso.
Il film ha una struttura curiosa. Si apre infatti sull’attore protagonista, il già famoso Valdemar Psilander, che in pratica recita se stesso: seduto a un tavolo verso la destra del quadro, fuma una sigaretta e studia la sua parte, mentre l’altra metà del quadro, a sinistra, rimane buia. Ed è su questo “telo nero” che prendono vita le immagini del personaggio che Psilander si appresta a interpretare, ovverosia John Redmond, nelle diverse fasi della sua vita: dapprima giovane, in abiti eleganti, con cappello a cilindro e monocolo, e una donna fra le sue braccia. Di nuovo lui, dietro alla finestra a sbarre di una cella di prigione. Infine, i capelli ormai grigi, vestito da prete. La sensazione che si vuole dare, in tal modo, è che sia la stessa mente di Psilander a partorire quelle immagini.
Infine, dopo una didascalia che ci informa che “L’evangelista John Redmond è conosciuto e amato dalla povera gente”, inizia il film vero e proprio e sarà lo stesso Redmond a narrare a Billy, in forma assai più completa, quella storia il cui canovaccio che abbiamo visto riassunto in sole tre immagini-ruolo. Nel momento in cui Redmond inizia a raccontare la sua storia, inizia il flashback – che occuperà quasi la metà dell’intero minutaggio del film – mediante una dissolvenza incrociata che sfocia in un movimento di macchina in avanti: ed ecco Redmond da giovane, assieme alla donna di mondo, soprannominata “Lucciola”, che avevamo intravisto a inizio film. Lo stesso identico procedimento concluderà il flashback riportandoci nella stanza di Redmond, seduto insieme a Billy presso la finestra che dà sul porto.
In una scena precedente, quella della predica, Redmond si trova presso un parco, su un grande masso usato a mo’ di pulpito mentre in basso, sotto la roccia, fra gli altri astanti, si trova Billy con la sua ragazza. A rivelarci la loro presenza non è uno stacco di montaggio, bensì, cosa più unica che rara nei film danesi dell’epoca, una panoramica verticale dall’alto verso il basso che si ferma su Billy, il quale dichiara a gran voce che il predicatore è in realtà un peccatore che ha trascorso metà della sua vita in galera. La macchina da presa torna poi verso Redmond con un movimento verticale a salire, permettendo così a Redmond di replicare che l’accusa nei suoi confronti era stata ingiusta. Infine, la mdp effettua una seconda panoramica verso il basso, al termine della quale vediamo Billy scagliare un oggetto contro il volto del predicatore.
Un bel gioco di luci si ha quando la Lucciola e Redmond si trovano nell’appartamento di lei e la donna scompare dietro una grande tenda, che diventa l’equivalente di uno schermo cinematografico: vediamo la sua silhouette che prende a spogliarsi lentamente. Una sequenza di sicuro effetto, in quanto a erotismo, sugli spettatori dell’epoca. Un altro aspetto interessante sono certe angolazioni di ripresa, come quello dal basso e leggermente in diagonale che Holger-Madsen usa, dall’esterno della casa, nel momento in cui in cui il padre di John Redmond caccia via il figlio dopo aver saputo della sua relazione con la Lucciola; o la frammentazione del quadro nella cappella della prigione in cui i detenuti, fra cui lo stesso Redmond, ascoltano la predica del cappellano ognuno nella sua loggia, come fosse una grande arnia. C’è poi molto realismo nei dettagli anche più scabrosi, come quello del sangue che cola dal foro sul petto della Lucciola dopo l’alterco fra Redmond e il nuovo amante della donna. E, ancora, l’uso delle sovrimpressioni – che abbiamo già visto nella scena iniziale delle proiezioni sul nero – nel momento in cui Redmond, in carcere, immagina la madre mentre si china teneramente su di lui.
Il film, come di consueto in quegli anni, prevedeva tre finali diversi a seconda del paese in cui veniva distribuito: mentre nel finale originale danese la donna stacca la corda della tenda meditando il suicidio, ma viene subito fermata da Redmond e Billy che sfondano la porta (scena che è seguita poi da quella del matrimonio fra i due giovani), la versione per gli spettatori russi, avidi di finali tristi e sconsolati, si chiude bruscamente con Nelly che si suicida impiccandosi nella sua stanza; in quello svedese, invece, la ragazza si impicca ma viene salvata all’ultimo momento dai due uomini.
Parlando dell’importanza del cinema danese degli anni Dieci, Everson, nel suo noto volume dedicato al cinema muto americano, nomina questo film con il titolo The Evangelist’s Life[1].
Vittorio Renzi (26 novembre 2017)
Evangeliemandens liv (The Candle and the Moth)
[t.l.: La vita dell’evangelista / The Evangelist’s Life /
John Redmond, the Evangelist]
Danimarca, 1915
regia e sceneggiatura: Forrest Holger-Madsen
fotografia: Marius Clausen
produzione: Nordisk Film
cast: Valdemar Psilander (John Redmond), Birger von Cotta-Schønberg (Billy Sanders), Alma Hinding (Nella Gray), Else Frölich (donna mondana), Frederik Jacobsen (padre di John), Augusta Blad (madre di John), Svend Kornbeck (Charley “Pugno di Ferro”), Philip Bech (giudice), Carl Schenstrøm
lunghezza: 1.093 metri
durata: 60′
première: 18 febbraio 1915
[1] William K. Everson, American Silent Film, New York, Da Capo Press, 1978, p. 61.