Albert Capellani
SINOSSI: Una donna, per una disattenzione, perde la figlioletta che cade dalla finestra. Un anno dopo, la donna ci viene mostrata nella sua casa, in preda all’alcool e ai fantasmi; e successivamente in un parco, dove scambia la figlia di un’altra per la sua. Scacciata dalle altre madri, ha un collasso e viene portata in ospedale, dove si spegnerà, ma solo dopo aver avvistato ancora una volta il fantasma di sua figlia.
Intorno al 1906, anno in cui uscì questo film di Capellani, il cinema si trovava ancora nella sua infanzia. Era uno spettacolo di “attrazioni”, alla stregua del circo o di uno spettacolo di magia (e difatti i maghi abbondano nella filmografia di colui che fu a sua volta un grande mago, Georges Méliès). I film erano ancora concepiti in pochi ambienti, le scenografie erano più simbolico-descrittive che realistiche, i piani fissi, frontali, la recitazione fortemente gestuale e stilizzata. In tale contesto, è raro ritrovarsi a guardare qualcosa emanante una forza così dirompente e una drammaticità così devastante come questo piccolo melodramma, della durata di circa 6 minuti per 11 riprese. Capellani fu difatti un grande pioniere del cinema mondiale, cineasta per lungo tempo e ingiustamente dimenticato, ma fortunatamente riscoperto in tempi recenti. Lo storico del cinema Philippe Azoury lo ha così definito: «L’anello mancante tra i fratelli Lumière e Jean Renoir».
E’ innegabile, in questo piccolo gioiello di cinema degli albori, il tentativo riuscito di approdare al naturalismo dei grandi padri della letteratura francese, puntando ad una rappresentazione senz’altro scarna ed essenziale, ma che esprima verosimilmente gli accadimenti, di modo che essi si sgancino da una semplice e triviale aneddotica, per divenire invece ritratto aderente al personaggio e ai suoi accadimenti, e a come questi lo trasformino. Ecco quindi che le “apparizioni” di Méliès, nonché le sovrimpressioni, utilizzate qui per dare vita al fantasma della bambina, acquisiscono una giustificazione narrativa e psicologica che esula dal semplice trucco/attrazione. E’ sin d’ora evidente dunque la ricerca di una maturità espressiva del mezzo, che si compirà poi nelle opere del periodo successivo.
Albert Capellani (1874-1931) iniziò la sua carriera di cineasta presso la Pathé-Frères a fianco di Ferdinand Zecca, altro celebre pioniere, dove realizzò un gran numero di film a una o due bobine, di tutti i generi: drammi, commedie, féeries, etc. Finalmente fu messo a capo di una filiale della casa di produzione che si occupava di adattamenti letterari. E fu così in grado di dare maggior respiro al suo innegabile talento narrativo, dirigendo dei veri e proprio lungometraggi, fra i primissimi della storia del cinema, come Les misérables (1912) e Germinal (1913). Nel 1915 partì per gli Stati Uniti al seguito di André Antoine. Lì lavorò presso diversi studios, fino a costituire una propria casa di produzione. Ma dopo che un incendio ne devastò la sede, tornò a lavorare per altri finché, per motivi di salute, dovette smettere. Rientrò in Francia dove morì nel 1931, inattivo già da un decennio.
Vittorio Renzi (14 ottobre 2015)
Pauvre mère
[t.l.: Povera madre]
Francia, 1906
regia: Albert Capellani
sceneggiatura: André Heuzé
produzione: Ferdinand Zecca, per Pathé Frères
cast: non identificato
lunghezza: 1 rullo, 115 metri
durata: 6′ circa
data di uscita: 26 ottobre 1906