D.W. Griffith
SINOSSI: Anna è una povera ragazza di campagna che il ricco e rubacuori egoista Lennox Sanderson inganna con un falso matrimonio. Quando resta incinta, lui la lascia. La ragazza partorisce in solitudine e, quando poi il bambino muore, lei va vagabondando finché non trova lavoro presso la famiglia Bartlett. David Bartlett, si invaghisce di lei, ma Anna, memore dell’esperienza passata, lo rifiuta. In seguito riappare Lennox, amico dei Bartlett, impegnato nel corteggiamento di un’altra ragazza del luogo. Vedendo Anna, cerca di allontanarla, ma lei rifiuta di andarsene, anche se promette di non dire nulla sul passato dell’uomo. Ma la verità viene a galla e Anna viene cacciata di casa mentre infuria una tempesta di neve. Prima di andarsene, la ragazza accusa Lennox davanti ai Bartlett. Poi fugge via e si perde nella bufera, mentre David va a cercarla con un gruppo di persone…
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E’ assai difficile separare, soprattutto in alcune parti del film, la perfezione delle immagini e del ritmo dall’antiquato e ritrito – persino per l’epoca – melodramma che fa da motore narrativo del film, tratto da un celebre e già all’epoca vituperato dramma teatrale di Lottie Blair Parker, poi rimaneggiato e trasformato persino in un romanzo, da cui furono tratti altri tre adattamente cinematografici. E non basta il consueto disprezzo con cui Griffith, per tramite di alcuni suoi personaggi, inchioda gli ipocriti, i benpensanti e tutti quelli dal giudizio e dal pettegolezzo facile: il consueto deflagrare di purezza e sotterfugi, peccati e redenzioni, è lungi dall’essere articolato in modo raffinato, ma risulta invece pretestuoso e grossolano, fin troppo “declamatorio”, e non soltanto nelle didascalie. Tutto il contrario di quanto accadeva in Broken Blossom (Giglio infranto, 1919), il grande successo di un anno prima, che pure non era esente da stereotipi, in cui ciò che poteva sembrare un eccessivo accanimento, fino al sadismo, funzionava però perfettamente come implacabile meccanismo narrativo, in cui le passioni e le sofferenze dei protagonisti bruciano sullo schermo.
Senza contare che Griffith non aveva poi, come si sa, alcun talento per il comico, come dimostrano qui le malriuscite scenette dei personaggi di supporto che dovrebbero servire a smorzare la tensione.
Ciononostante, ci sono almeno due buone ragioni che rendono ancora oggi Way down East degno di essere visto fino in fondo. Lillian Gish, ovviamente, ma questo va da sé: come Griffith era un maestro di regia, all’epoca la Gish lo era senz’altro nella recitazione cinematografica. E’ lei a rendere digeribile persino l’indigesto, grazie al suo controllo perfetto della gestualità e delle emozioni. Proprio in quell’anno, fra l’altro, la Gish tentò, su sollecitazione dello stesso Griffith, la prova della sua prima regia, dirigendo sua sorella Dorothy in Remodelling Her Husband, ma il film è andato perduto.
L’altra ragione è la celebre sequenza verso la fine, quella corsa nella bufera e poi sulle lastre di ghiaccio che, ancora oggi, ci appare credibilissima in tutta la sua forza espressiva:
Griffith vuole una vera tormenta di neve ed è disposto ad aspettare tutto il tempo che ci vuole. Eccola, proprio quando la stagione è agli sgoccioli, più violenta del necessario: Lillian Gish, che indossa soltanto un vestitino nero e uno scialle, sviene per il freddo; a Griffith si congelano le dita; Billy Bitzer [il direttore della fotografia, NdR] tiene la macchina da presa accanto a un falò improvvisato, nella speranza che gli ingranaggi non si blocchino per il gelo. Il risultato dei loro sforzi è un congegno di inarrestabile potenza ritmica e visiva, uno di quei prodigi in cui natura, tecnica e recitazione si muovono all’unisono nel generare allarme, sgomento e angoscia (…)[1].
Otto anni dopo, lo stesso prodigio riuscì anche a Victor Sjöström nel suo film americano più celebre, The Wind (Il vento, 1928), interpretato sempre dalla Gish.
Vittorio Renzi (3 gennaio 2015)
[1] Paolo Cerchi Usai, David Wark Griffith, Il Castoro Cinema, 2008, p. 351.
Way Down East (Agonia sui ghiacci)
Usa, 1920
regia: David Wark Griffith
soggetto: dramma omonimo di Lottie Blair Parker
sceneggiatura: Anthony Paul Kelly [e D.W. Griffith]
fotografia: G.W. Bitzer, Hendrik Sartov e Paul H. Allen
montaggio: James Smith e Rose Smith
musica: Louis Silver, William Frederick Peters
scenografia: Charles O. Seessel, Clifford Pember
costumi: Lady Duff Gordon, Mrs. O’Kane Conwell
produzione: D.W. Griffith, per D.W. Griffith, Incorporated
distribuzione: United Artists
cast: Lillian Gish (Anna Moore), Richard Barthelmess (David Bartlett), Mrs. David Landau (madre di Anna), Lowell Sherman (Lennox Sanderson), Burr McIntosh (Squire Bartlett), Josephine Bernard (Emma Tremont), Kate Bruce (Mrs. Brtlett), Vivia Ogden (Martha Perkins), Porter Strong (Seth Holcomb), George Neville (agente Rube Whipple), Creighton Hale (prof. Sterling),
Edgar Nelson (Hi Holler), Norma Shearer, Carol Dempster
lunghezza: 13 rulli, 11.100 piedi [restauro con immagini fisse in sostituzione di inquadrature mancanti]; 9.050 piedi
durata: 148′ a 20fps [restauro con immagini fisse in sostituzione di inquadrature mancanti]; 121′ a 20 fps
première: New York, 3 settembre 1920
data di uscita: 21 agosto 1921