George Melford
SINOSSI: Lady Diana Mayo non vuole sposarsi perché pensa che il matrimonio sia la fine dell’indipendenza delle donne. Decide perciò di fare da sola un viaggio nel deserto. Mentre programma il viaggio, sente che lì vicino si sta svolgendo una festa organizzata dallo sceicco Ahmed Ben Hassan, ma solo gli arabi possono parteciparvi. Diana, allora, si traveste da danzatrice e si infila di straforo tra gli invitati. Uno di questi le mette le mani addosso, lei si dibatte attirando l’attenzione dello sceicco che la lascia andare via, ma poi organizza un piano per rapirla. La mattina dopo, Diana si mette in viaggio accompagnata dal fratello ma, quando questi la lascia per tornare indietro, Diana viene catturata dagli uomini dello sceicco. Mentre Ahmed e Diana cenano insieme nella tenda, scoppia una tempesta. La donna tenta la fuga e rischia di morire nel deserto, ma viene salvata da Ahmed. Qualche giorno dopo, giunge in visita un amico dello sceicco, Raoul de Saint Hubert, che lo rimprovera e gli chiede di lasciare libera la ragazza. Alla fine, Ahmed acconsente e chiede all’amico di accompagnarla lui in Francia. Ma una tribù rivale assale la carovana con Diana e la rapisce. Ahmed corre in suo soccorso e ingaggia una feroce lotta contro la tribù rivale, ma rimane ferito. Al suo risveglio, però, troverà Diana, finalmente innamorata di lui.
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Non è che ci sia molto da dire su questo film, se non che è un film di “mestiere”, di quelli che costituiscono il tessuto connettivo del cinema americano muto, e che probabilmente sarebbe stato (anche giustamente) dimenticato, se non si fosse trattato del trampolino di lancio definitivo della prima grande star maschile dello schermo, quel Rudolph Valentino (Rodolfo, all’anagrafe: era nato a Castellaneta, in provincia di Taranto) che aveva fatto furore già con il precedente The Four Horsemen of the Apocalypse (I quattro cavalieri dell’Apocalisse, 1921) e che sarebbe morto di peritonite di lì a pochi anni.
La storia esile, la cornice esotica (le scene nel deserto furono girate fra l’Arizona, la California e il Messico), i personaggi fumettistici e i colpi di scena ridicoli (lo sceicco riesce a imbattersi, in tutto il deserto, proprio nella duna che reca la scritta «I love you» lasciata lì da Diana, e capisce così che lei lo ama!) sono tutti elementi nella media del cinema di intrattenimento dell’epoca. Lo stesso stile recitativo di Valentino – in seguito apprezzato e celebrato da molti – qui ancora non spicca in modo particolare, spesso si riduce a uno sgranare gli occhi e al prorompere nella tipica risata sadica del villain.
A volte però, negli innumerevoli primi piani che gli vengono dedicati, il suo magnetismo, con quel sorriso strafottente, unito a quell’aria un po’ fragile e vulnerabile, rende il personaggio dello sceicco più interessante di quanto non possa sembrare a una prima impressione. E infatti il successo fu tale che il sequel The Son of the Sheik (Il figlio dello sceicco, 1926), diretto da George Fitzmaurice e uscito al cinema poco dopo la morte del divo, puntò tutto sul suo fascino, raddoppiandogli il ruolo (Valentino interpreta qui sia lo sceicco padre, quello del primo film, che suo figlio) e complicando dunque in modo interessante la solita avventura esotica.
Il film diede grande notorietà anche alla protagonista femminile, la bella e sfortunata Agnes Ayres, che divenne una delle star più richieste del momento. Ma la sua carriera, come quella di molte altre sue colleghe, non sopravvisse al passaggio del sonoro; in aggiunta, l’attrice perse tutti i suoi soldi nel crollo della Borsa del ’29, tornò quindi a recitare nei teatrini di vaudeville, per finire poi depressa, ricoverata in una clinica e privata della custodia della figlia. Quando morì era poco più che quarantenne.
Vittorio Renzi (27 gennaio 2015)
The Sheik (Lo sceicco)
Usa, 1921
regia: George Melford
soggetto: romanzo omonimo di Edith Maude Hull
sceneggiatura: Monte M. Katterjohn
fotografia: William Marshall
musica: Roger Bellon
produzione: Jesse L. Lasky, per Famous Players-Lasky Corporation
cast: Rudolph Valentino (Ahmed Ben Hassan), Agnes Ayres (Lady Diana Mayo), Adolph Menjou (dott. Raoul de St. Hubert), Ruth Miller (Zilah), George Waggner (Yusaef), Frank Butler (Sir Aubrey Mayo), Charles Brinley (Mustapha Ali, la guida), Lucien Littlefield (Gaston), Walter Lon (Omair, il bandito)
lunghezza: 7 rulli, 6579 piedi
durata: 80′
première: New York, 6 novembre 1921
data di uscita: 20 novembre 1921