Ramper, der Tiermensch (The Strange Case of Captain Ramper, 1927)

Max Reichmann

ramper schreck 2

SINOSSI: L’equipaggio di una baleniera in navigazione nell’Artico cattura un essere selvaggio che si aggira solitario sulla banchisa. I marinai credono di aver fatto prigioniero un uomo delle nevi e tornati in patria lo vendono al proprietario di un circo itinerante che lo trasforma nella più sensazionale attrazione del suo spettacolo. In realtà, il misterioso essere è il capitano Ramper, un noto aviatore che, anni prima, era precipitato nel Polo Nord e del quale non si era avuta più notizia. Regredito ormai allo stadio semi-animalesco, Ramper aspira soltanto a riconquistare la libertà.

Ramper 1

La copia che ho visionato, e cioè quella ritrovata presso il BFI, dura soltanto 50 minuti, su una durata complessiva che doveva consistere originariamente di circa due ore. Dunque, meno della metà, e per di più in un cattivo stato di conservazione. Nonostante questo, ciò che si può ammirare di questo strano film, più psicologico/sociologico che horror, è una qualità che ritroviamo in molto cinema tedesco a lui coevo, e più avanti in certi film americani di mostri della Universal degli anni ’30-’40, ovvero quella componente fatalista, che si accompagna a quella desolante e patetica, essendo la storia narrata tutta secondo la prospettiva del “mostro”: isolato, incompreso, temuto o odiato da tutti. E qui, in aggiunta, fuori da quello che ormai è il proprio habitat, e dal proprio tempo, dal momento che, dopo tanti anni, la società civile è cambiata e la città si è fatta più luminosa, sì, ma anche più caotica, più corrotta e preda del vizio.

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Ed è proprio nel momento in cui Reichmann si mette a descrivere le trasformazioni che la città ha subito (in quello che doveva essere, grosso modo, il corpo centrale dell’opera), che il film si riempie di immagini suggestive e affascinanti: lo spaesamento di Ramper viene raffigurato mediante un caleidoscopio di sovrimpressioni, tramite cui il regista raffigura tutto ciò che la città (non) ha (più) da offrire al povero selvaggio: luci, alcool, prostituzione, disperazione. La mente di Ramper corre ai suoi ghiacciai, alle sue nevi in uno scontro fra natura (crudele ma incontaminata) e civiltà (evoluta ma al tempo stesso in caduta libera) che ritroveremo poi amplificato al massimo grado in King Kong e in innumerevoli pellicole successive.
E mentre l’ultima scena disponibile ci mostra Ramper in un commissariato insieme a due balordi, in seguito a una retata, sappiamo già che egli farà tutto il possibile per ritornare nelle sue lande innevate e inaccessibili all’uomo.

Ramper 2

Nei panni di questo Robinson Crusoe delle nevi, trasformatosi poi in una specie di Yeti, ritroviamo il grande Paul Wegener alle prese con uno dei suoi tanti “doppi” cinematografici, da Der Student von Prag (Lo studente di Praga, 1913), alla serie sul Golem, nonché un difficilmente riconoscibile Max Schreck, cinque anni dopo la sua indimenticabile performance come vampiro in Nosferatu di Murnau.

Vittorio Renzi  (19 febbraio 2015)

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Ramper, der Tiermensch (The Strange Case of Captain Ramper)

[t.l. Ramper, l’uomo-bestia]

Germania, 1927

regia: Max Reichmann

soggetto: dramma di Max Mohr

sceneggiatura: Curt J. Braun

fotografia: Herbert Körner, Friedrich Weinmann

musica: Walter Ulfig

scenografia: Leopold Blonder

produzione: Deutsche First National Pictures

cast: Paul Wegener (capitano Ramper), Mary Johnson (Tony), Hugo Döblin (dottore), Georg Guertler (Freddy), Camillo Kossuth (Charles Ipling), Hermann Vallentin (Barbazin), Max Schreck

durata: 50’

data di uscita: Berlino, 31 ottobre 1927

Ramper poster

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